Leadership in azienda. Dirigente, coach, mentore: ecco il nuovo leader

Quanto la nostra leadership, la nostra capacità di influenzare, guidare ed ispirare, può farci emergere come azienda e come professionisti? Qual è il nostro stile? E quale lo stile di leadership migliore?

Ci siamo lasciati in luglio con un approfondimento dedicato alla leadership personale; una domanda senza apparente risposta nel titolo dell’articolo; l’osservazione di quanto e come questo insieme di “strumenti” – detto leadership – sia la chiave per aprire le porte di un nuovo modo di pensare, comunicare, agire, relazionarsi.
L’ “Abracadabra” di noi, persone – prima che professionisti – della Nuova Era.

Se ritenete che essere pionieri ed innovatori – come piace alla sottoscritta – non sia per voi un motivo sufficientemente valido per mettervi all’opera o, quantomeno, per terminare la lettura dell’articolo, vi offro un altro spunto economicamente motivante.

LEADESHIP OGGI

Negli ultimi anni – in rapida crescita – si sta imponendo sul mercato del lavoro – quello che viene definito “Skills-First Approach”, un metodo di selezione delle persone sulla base non già dei titoli conseguiti scolasticamente – le cosiddette hard skills – ma prioritariamente sulla base delle competenze “soft” e trasversali.
Un metodo di selezione incentrato sulle competenze effettive e rilevanti per la prestazione lavorativa.
Focus sulle competenze trasferibili e capacità comprovate; nuovo indirizzo, nuovo cambiamento.

LEADERSHIP COMPETENZA

La leadership è una di queste: non viene insegnata all’università, ma è frutto di un insieme di competenze, interconnesse tra loro, che sono in grado di far dialogare, chi la possiede, con tutti gli “interessati all’attività dell’azienda”, i famosi “stakeholders”, tra cui figurano sia i vostri, eventuali, possibili, clienti, sia i vostri eventuali, possibili, collaboratori.
E questo, per me, è fattore economicamente motivante.

I furbi, tra noi, sin da luglio, saranno andati a rileggere tutte le newsletter precedenti per ritrovare esercizi e suggerimenti relativi alle competenze della comunicazione, del mindset, del successo, degli obiettivi, dell’efficacia personale e ne avranno creato un vademecum.

I furbissimi, tra noi, lo staranno anche utilizzando e avranno già posto in essere nuovi schemi relazionali all’interno dei propri studi professionali, con i propri clienti, nei loro rapporti personali.

Gli innovatori, tra noi, avranno approfittato delle vacanze con famiglia, amici e vicini di ombrellone per tessere nuovi tipi di relazione.

Non lo avete ancora fatto?

Sì perché tutte le competenze di cui ho trattato sinora, oltre ad essere connesse tra loro, sono competenze proprie di un leader.

Se ci affidassimo, a questo punto, al nostro amico Mr. Google, in tema di leadership potremmo sentirci come chi cerca il proprio ago (stile di leadership) in un pagliaio (azioni della leadership).

Smarriti tra il leader ispiratore ed il motivatore; il collaboratore e il dirigente; incerti se fraternizzare o comandare; friendship, leadership, partnership … tutto, il contrario di tutto e la voglia di chiudere l’ufficio e scappare al mare. Ho indovinato?!

Alt! Sai già che di dirimere le controversie con Mr. Google mi occupo io.
Siediti comodo, leggi, ascolta.

Creiamo insieme il tuo stile di leadership verso gli altri e lo facciamo fissando alcuni punti, come boe nel mare, entro cui iniziamo a muovere i primi, consapevoli, passi di leadership.
Consapevoli sì, come tutto ciò che viene fatto sapendo ciò che si vuole fare e come farlo.

E’ utile ricordarlo: maggiore, e più profonda, sarà la conoscenza che hai di te stesso, migliore sarà la tua capacità di guidare ed ispirare gli altri, oltre che la tua abilità nell’essere flessibile.
Cosa c’entra la flessibilità? Seguimi, ci arriviamo.

IL LEADER E LA RESPONSABILITA’

Punto primo, imprescindibile: un leader esercita pienamente l’onore e l’onere della responsabilità intesa come abilità a rispondere (dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, rispondere, impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a se stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano).

Non c’è colpa, c’è responsabilità. Tuo l’onore di guidare e di ispirare, tuo l’onere di essere responsabile di scelte, modalità e risultati. Questo è lo start da cui partire, a cui arrivare.

Nel precedente articolo ti ho detto che condurre gli altri è più semplice che condurre noi stessi.
Confermo e aggiungo: è più facile essere guidati che guidare. Ma vuoi mettere la possibilità di creare in base alla tua visione?! … Forza, al lavoro!

Sono sei gli “stili della leadership”, che qui ti elenco: dal più classico (conosciuto) al più moderno (innovatore):

  • Direttivo: richiede obbedienza;
  • Autorevole: spinge per portare a termine i progetti;
  • Partecipativo: costruisce dedizione tramite la collaborazione;
  • Affiliativo: crea armonia nei rapporti di lavoro;
  • Coaching: fa crescere i dipendenti nel lungo periodo;
  • Visionario: fornisce visione e direzione di lungo periodo.

Vi illustro le note comportamentali di questi stili di leadership e vi invito – carta e penna alla mano, a valutare, man mano, quali sono le vostre caratteristiche di leadership.

Appunto importante: ricordate “le persone non sono i loro comportamenti” – Newsletter n. 4 N.D.R. – qui parliamo di comportamenti e, volutamente abbassiamo il volume della vocina interiore del “critico e del giudice” – evento di formazione in presenza N.D.R.

GLI STILI DELLA LEADERSHIP 

Non esiste giusto o sbagliato, solamente più utile e meno utile, in base ai nostri obiettivi, in questo caso, aziendali.

Lo stile direttivo è caratteristica di chi offre direttive chiare ed ascolta poco; ha una scarsa sollecitazione di contributi da parte dei collaboratori e si aspetta un’obbedienza immediata; utilizza prevalentemente feedback negativi e personali.

E’ efficace soprattutto quando i compiti del team sono relativamente semplici ed in situazioni di emergenza e crisi; quando i collaboratori hanno bisogno di indicazioni precise ed il capo possiede informazioni che essi non hanno.

Quanto più il compito è complesso tanto più questo stile si rivela inefficace e provoca scontento all’interno del gruppo collaboratori/dipendenti e lo è, inoltre, nel lungo periodo per la mancanza di valorizzazione dei collaboratori.

Lo stile autorevole è caratteristica di chi definisce, per l’organizzazione, direttive precise e chiare, con tatto, ma senza lasciare dubbi su chi sia a prendere le decisioni.
Richiede il punto di vista dei collaboratori sul modo di raggiungere gli obiettivi ed ascolta l’idea degli altri.


Convince spiegando le ragioni delle sue direttive ed evidenziando i benefici di lungo periodo; utilizza, in eguale misura sia il feedback positivo che quello negativo.

E’ efficace nei periodi di cambiamento, quando c’è bisogno di una nuova visione ed orientamenti chiari. Se il capo è percepito come “esperto” ed anche nei contesti in cui i collaboratori neo-inseriti che hanno bisogno di essere guidati, orientati.

Si rivela uno stile inefficace quando il capo è percepito come poco credibile e se il collaboratore ha molta esperienza e talento.

Lo stile partecipativo si caratterizza dal comportamento di chi ha fiducia nelle capacità di autogestione dei collaboratori. Sollecita i collaboratori a partecipare alle decisioni che influenzano direttamente il loro lavoro; decide sulla base del consenso; ricompensa le prestazioni adeguate e raramente offre feedback negativi.

E’ efficace con i collaboratori competenti ed anche se il capo non ha ben chiaro quale sia la miglior decisione da prendere ed ha collaboratori competenti che possono aiutarlo.

Non è efficace in situazioni di crisi e, in genere, con collaboratori che hanno bisogno di una stretta supervisione.

Lo stile affiliativo è caratterizzato da un comportamento volto a promuovere relazioni amichevoli tra i collaboratori; non dà molta enfasi alle proprie direttive, obiettivi e standard.
Chi lo esercita è attento alle persone ed al loro benessere, dà sicurezza del posto di lavoro; è favorevole ai premi; favorisce i rapporti di lavoro flessibili.
Evita i richiami e le discussioni sulle prestazioni ed è per questo che viene, talvolta, accusato di favoritismi e di eccessiva tolleranza.

Quando è efficace? Se alternato ad altre stili; per fornire supporto personale e counseling; per integrare persone o gruppi in conflitto.

Non è efficace se la prestazione del collaboratore è inadeguata e sono necessari feedback correttivi per migliorare il comportamento, così come in situazioni complesse e critiche che necessitano di controllo e direttive chiare.

Lo stile coaching si evidenzia quando il comportamento del leader è volto ad aiutare i collaboratori ad identificare i propri punti di forza e quelli di miglioramento.
Fornisce suggerimenti ed istruzioni usando, spesso ed in modo corretto, il feedback.
E’ l’orientamento di chi può anche rinunciare ad ottenere alte prestazioni nell’immediato a favore di obiettivi di crescita professionale – a lungo termine – dei propri collaboratori.

E’ efficace se i collaboratori percepiscono la discrepanza, tra il loro livello di prestazione attuale e quello che vorrebbero raggiungere; così come lo è con collaboratori orientati all’iniziativa, all’innovazione e allo sviluppo personale.

Quando non è efficace? Se il capo ha carenze di competenza ed in periodi di crisi.

Lo stile visionario si individua in quei leader che tengono un comportamento di “guida” attraverso il proprio esempio. Il visionario è un lupo solitario, fornisce poco supporto e scarse indicazioni; ha standard molto elevati; non delega se non è più che sicuro che il compito verrà eseguito secondo i suoi standard.
In genere ritiene di poter fare meglio dei propri collaboratori e può accumulare molto stress proprio perché tende ad accollarsi molto del lavoro dei propri collaboratori.

E’ efficace con collaboratori molto motivati e competenti che hanno bisogno di poco coordinamento e direzione.

Si rivela poco efficace nei momenti di crescita dell’organizzazione se i collaboratori hanno bisogno di essere diretti, sviluppati e coordinati.

DOMANDE PER TE CARO LETTORE

E adesso a te la mano: le mie ultime domande per guidarti verso la creazione della tua leadership.

Hai individuato il tuo stile di leadership attuale?

Hai individuato lo stile di leadership che – da oggi – potrebbe meglio fornire una crescita ed uno sviluppo al tuo team ed al contempo al tuo business?

Qual è lo stile migliore e più efficace? … Bravissimi, risposta esatta!
Ricordate che vi avevo parlato di flessibilità?!

Non è la specie più forte che sopravvive, né la più intelligente. Ma quella che meglio si adatta al cambiamento”, pare lo abbia detto Charles Darwin.

Per quanto mi riguarda lo stile migliore è quello che – di volta in volta – riesce a porre in luce l’azienda, le risorse umane, le persone del team, il manager e, magari, porta un buon risultato anche fuori dall’azienda.

Win, win” vinco io, vinci tu!

Buona leadership e buon ascolto. City Of Blinding Lights

P.S.: Per la scelta della canzone da inserire in questo articolo, sulle mie pagine social, ho dato vita ad un contest.
Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato, alcuni sono tra voi e sono colleghi Consulenti del Lavoro.
E’ stato bellissimo sentire cosa per voi è “leadership” attraverso le vostre canzoni, la vostra musica. Grazie!

 

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